La recensione di VIAGGIO AL POLO SUD di Paolo Perrone
Un viaggio erratico, ai confini della Terra, lungo i paesaggi dell’anima. Una sinfonia visiva, ammaliante e ipnotica, che esplora luoghi di sconvolgente bellezza per trasmetterne le vibrazioni interiori. Un diario di bordo, intimo e poetico, per una navigazione, ai margini della civiltà, nel cuore di una natura incontaminata. Al sesto film, e a quasi vent’anni da La marcia dei pinguini, Oscar nel 2006, Luc Jacquet torna, con Viaggio al Polo Sud, in Antartide, immergendosi in una realtà geografica selvaggia e inaccessibile.
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